Interviste

Niccolò Leone – Food Photographer

Mi chiamo Niccolò Leone e sono un food photographer.

Ho studiato Marketing alla Emerson College di Boston, negli Stati Uniti e mi sono spostato pian piano verso la fotografia in quanto ho sempre amato il lato creativo del marketing e della pubblicità.

Ho studiato Food Photography & Food Styling allo IED e Fotografia Pubblicitaria al Centro Sperimentale di Fotografia Adams, a Roma.

Faccio il fotografo dal 2016, ho iniziato facendo le foto per i social al Borgo Santo Pietro Relais e le sue numerose realtà nel mondo del lusso.

Da lì ho continuato scattando foto per altre aziende in questo ambito come Dievole, Il Borro ed altri ristoranti di alta gamma a Firenze.

Come hai iniziato il percorso da food photographer?

Ho iniziato la mia carriera facendo marketing nell’ambito del turismo di lusso.

Dal marketing sono passato alla fotografia tramite i social. Ero Social Media Manager per Borgo Santo Pietro Relais e i due ristoranti stellati “La Bottega del Buon Caffè e Meo Modo”, dove facevo anche le foto per Instagram.

Da lì è nato l’amore per la fotografia e soprattutto per la food photography.

I ristoranti hanno molto da raccontare: i personaggi, gli ingredienti, la creatività dietro ogni piatto e infine ogni realtà ha una propria personalità da comunicare.

Mi sono innamorato di questo mondo per la complessità e le loro sfumature che le rendono singolari.

La passione per le foto è nata dalla voglia di immortalare il loro brand e la loro storia con uno scatto.

Molti fotografi sono appassionati di fotografia già da bambini, è stato così anche per te?

Sono cresciuto con persone creative attorno.

Mio padre è fotografo, mia madre invece è una pittrice di paesaggi astratti, come mia nonna.

Sono sempre stato circondato dalla creatività e tutto ciò che avrei potuto creare usando la propria immaginazione mi ha sempre affascinato.

Da bambino disegnavo, da adolescente creavo cortometraggi prima ancora dell’esistenza di YouTube e TikTok.

La fotografia mi piaceva sin da quando ero piccolo e facevo le foto con le Polaroid. L’amore per la professione di food photographer però è esploso solo qualche anno fa.

Per fare il food photographer è indispensabile amare il cibo?

C’è chi dirà di no, ma io credo che per comunicare al meglio il brand o l’essenza di un piatto bisogna capirlo e amarlo.

Ogni pietanza ha la sua storia da raccontare.

L’amore per il cibo aiuta a capire quali sono i punti di forza di ogni piatto. Dall’origine degli ingredienti, passando per la preparazione, per poi arrivare al risultato finale.

Nel tuo lavoro avere una buona attrezzatura è importante, cosa consigli a chi è all’inizio e non può permettersi di spendere tanto?

Per iniziare la carriera da food photographer non serve tanto.

Servono una buona macchina fotografica, una luce e un pannello riflettente, ma non necessariamente attrezzatura costosa.

Io per esempio ho iniziato con una reflex usata, la torcia del cellulare e un pannello di carta bianca per manipolare la luce.

Credo che sia più importante la fantasia, la voglia di imparare e migliorarsi.

Dare continuità alla propria passione ed essere costanti conta di più dell’attrezzatura. Per cominciare non è necessario investire tanti soldi in corsi.

Meglio esercitarsi scattando sul campo e sui siti di fotoritocco.

Se ci sono, quali caratteristiche di base deve avere un Food Photographer?

Sicuramente per lavorare come food photographer serve tanta passione per il cibo e un occhio attento ai dettagli, per esaltare le caratteristiche e gli ingredienti più importanti di ogni pietanza.

Bisogna essere curiosi e prestare attenzione alla consistenza di ogni piatto, oltre a sapere in quale contesto si mangia per creare l’atmosfera giusta.

Credo anche nell’importanza di trovare soluzioni in qualsiasi situazione ed essere creativi anche sotto pressione.

Infine bisogna essere precisi e organizzati per gestire la pianificazione di ogni progetto.

Nel tuo lavoro è più presente la creatività o la tecnica?

Direi che dipende dal fotografo.

Ci sono scienziati e ci sono artisti. Io preferisco l’approccio creativo a quello tecnico.

Le foto vengono più interessanti. E’ chiaro che serve anche la tecnica per poter ottenere i risultati desiderati.

A malincuore però credo che sia più presente la tecnica rispetto alla creatività. Il cibo è in sé un’arte creativa e bisogna sapere catturare la sua essenza.

Ultima domanda ma non meno importante, ci sono delle tendenze nella fotografia che ci accompagneranno nei prossimi anni?

Ci sono varie tendenze che renderanno il lavoro dei food photographer e dei fotografi tradizionali sempre più difficile.

Per esempio i cellulari stanno migliorando in maniera esponenziale.

È molto difficile distinguere una foto fatta dalla macchina fotografica da una fatta con il telefonino, almeno sui social.

Per quanto riguarda le foto pubblicitarie invece, il ruolo della tecnologia CGI (Computer Generated Images) sta diventando sempre più prevalente e importante.

Le “foto” verranno generate graficamente al computer. Infine il fotografo moderno deve anche saper essere video maker, lo scatto in sé non basta più.