Il nostro “viaggio” attraverso il mondo professionale continua con una figura preziosa per l’economia italiana e… per il nostro portafoglio!
Stiamo parlando di Andrea Giampà, consulente finanziario, che in proprio e in collaborazione con altri colleghi lavora per garantire ai suoi assistiti un futuro libero da preoccupazioni, almeno in ambito finanziario.
Ma chi è e cosa fa di preciso un consulente finanziario? Lasciamo la parola direttamente a lui.
“Bancario o Consulente Finanziario”, come è nato questo progetto?
A tre anni di distanza dal nostro ultimo libro “MiFID II-Confronto tra risparmio e investimento”, la figura del consulente finanziario ha acquisito sempre maggiore centralità nella gestione dei patrimoni delle famiglie e delle imprese e nell’intermediazione dei servizi connessi.
Con questo libro vogliamo mettere in evidenza i tratti distintivi del consulente finanziario rispetto al bancario, ultimo baluardo di un mondo che forse non c’è più. Questo nuovo libro è stato scritto a sei mani da consulenti con esperienze professionali diverse ma accumunati da un unico obiettivo: essere uno stabile interlocutore affidabile, preparato e capace di accompagnare il proprio assistito nelle scelte “apicali” della propria vita.
A differenza del passato e dei libri precedenti, questa opera è stata realizzata anche grazie alla collaborazione di Marco Breschi, recentemente iscritto all’albo di stato dei consulenti finanziari. Marco porta con sé l’entusiasmo del suo avvio professionale oltre alle sue competenze anche in ambito digitale ormai fondamentali in questa attività.
Quando uscirà questo libro?
Per il lancio del libro è stata organizzata una serata di presentazione che si terrà Lunedi 27 settembre presso i locali del Toscana Fair a Pistoia.
Nel corso della sera interverranno, oltre ai tre autori, anche due ospiti d’eccezione: Carlo Benetti e Marzio Gussago, massimi esperti nel settore finanziario. Al termine della presentazione ci sarà un’esclusiva degustazione di vini firmata Frescobaldi per concludere insieme la serata.
Perché questo libro?
Il recente passato ha mostrato come le banche in difficoltà possono fallire e si sono susseguite diverse vicende che hanno coinvolto alcuni istituti bancari: pensiamo al recente scandalo dei diamanti fino ad arrivare al mancato rimborso di obbligazioni subordinate. Molti ignari investitori hanno perso una buona parte dei loro risparmi.
Oggi, in un panorama come questo, la figura professionale del consulente finanziario è diventata indispensabile per guidare i propri assistiti verso strumenti diversificati e maggiormente profittevoli nel tempo.
Chi è il consulente finanziario?
Il Consulente Finanziario è una figura professionale riconosciuta e regolamentata dalla direttiva europea MIFID recepita nel nostro Paese nel novembre del 2007 a conclusione di un lungo e incisivo processo di innovazione, nel quale si sono intrecciati interventi normativi sia di fonte nazionale che comunitaria.
Esiste un vero e proprio albo professionale di Stato al quale ogni consulente finanziario deve essere iscritto.
Il ruolo del Consulente prevede una serie di competenze su temi di natura finanziaria, assicurativa e legale, in sinergia con altri professionisti legati all’attività: per esempio il commercialista, l’avvocato ed il notaio.
Cosa fa il consulente finanziario?
Il consulente finanziario opera per i propri assistiti e li affianca per individuare i loro obiettivi di vita ed esigenze di investimento, di protezione del risparmio e di miglioramento della loro situazione finanziaria presente e futura.
Per questo il suo ruolo prevede una serie di competenze non solo di natura finanziaria ma anche in ambito assicurativo, legale e fiscale.
Nella sua attività il consulente predispone un vero e proprio piano finanziario per l’assistito, che si concentra non sulla vendita del prodotto ma su come raggiungere gli obiettivi pianificati cercando la soluzione migliore per le sue esigenze.
Una caratteristica importante della figura del consulente è che, come tutti i professionisti, cresce insieme ai propri assistiti: è evidente che esiste quindi un interesse comune tra le parti.
Che ruolo ha il rapporto che si crea tra il consulente e il suo assistito?
Il consulente assume il ruolo di interlocutore, spesso unico, di un soggetto o di una famiglia per la gestione dei loro risparmi e del loro patrimonio. È fondamentale, quindi, l’ascolto delle esigenze per riuscire a creare un legame empatico con l’assistito.
Questo rapporto che si crea tra le parti consente di poter intercettare o spesso addirittura anticipare le suddette esigenze come, ad esempio, momenti di discontinuità aziendale o della famiglia per poterli gestire preventivamente nella maniera più efficace.
Come mai spesso il consulente finanziario viene definito lo “psicologo degli investimenti”?
Il consulente finanziario aiuta i propri assistiti a investire i loro risparmi e soprattutto a fare i conti con il nemico numero uno: l’emotività.
Il consulente finanziario garantisce nel corso dell’anno una serie di incontri per rivalutare e riqualificare le scelte fatte, incontri utili per “misurare la febbre” al proprio cliente in relazione all’andamento dei principali mercati finanziari.
Il consulente, che ha notevoli competenze di finanza comportamentale, ha il compito di aiutare il proprio assistito a rispettare il piano finanziario per il raggiungimento degli obiettivi di vita pianificati nella prima fase. È dimostrato che spesso si prendono decisioni sbagliate nel momento sbagliato e quando ci si accorge dell’errore, è ormai troppo tardi.
Un buon consulente cerca di ricondurre alla razionalità le scelte dell’assistito.
Cosa non fa un vero consulente finanziario?
In questo momento, in cui la figura del consulente finanziario è molto popolare, c’è chi si definisce tale senza averne gli adeguati titoli. Perciò diventa fondamentale dire anche cosa non fa un consulente.
Non facciamo promesse se non siamo certi di poterle mantenere: non garantiamo rendimenti stratosferici che nessuno è in grado di poter assicurare, non giochiamo in borsa consigliando il “titolino” su cui scommettere, non prevediamo il futuro e non conosciamo prodotti finanziari mirabolanti.
In che modo il consulente finanziario si differenzia dal bancario?
Il consulente finanziario, pur collaborando con una banca, non ha come scopo ultimo la vendita di un prodotto, bensì della sua professionalità.
Ciò costituisce la prima grande differenza con il tradizionale rapporto bancario: senza le domande corrette, come posso capire le reali esigenze di vita di un assistito? Purtroppo, i fatti recenti lo hanno ampiamente dimostrato: vi ricordate di Argentina, Cirio, Parmalat? E potremmo andare avanti con molti altri esempi.
Il consulente finanziario affianca i suoi clienti in un rapporto continuativo e duraturo che può proseguire per tutta una vita: spesso e volentieri i figli continuano la relazione con il consulente iniziata dai genitori. Questo è di difficile attuazione in uno sportello bancario, viste le frequenti rotazioni del personale.
Gli incontri con il consulente avvengono, su appuntamento, in un luogo riservato che può essere anche l’abitazione dell’assistito. Il consulente finanziario è infatti l’unico professionista “abilitato all’offerta fuori sede”, ovvero al di fuori delle mura della banca.
Pertanto, anche comodamente seduti e prendendo un caffè, si riesce a condividere dalla decisione più piccola (scelta di una carta di credito, incasso di un assegno bancario) fino alla più grande (realizzare i propri obiettivi di vita, ad esempio scegliere il mutuo, la pensione integrativa oppure fare un accantonamento per l’istruzione dei figli).
Perché oggi la figura del consulente finanziario è così importante in Italia?
Gli italiani sono notoriamente un popolo di grandi risparmiatori, al tempo stesso però sono anche dei pessimi investitori. L’investitore medio italiano purtroppo tende a cadere in una contraddizione che fa profondamente riflettere. Non assicura i rischi che fanno parte della sua vita perché ciò comporta un costo ritenuto eccessivo e al tempo stesso detiene grandi quantità di liquidità sul proprio conto “perché non si sa mai” sostenendo un costo/opportunità ben più alto di quello che comporterebbe il coprirsi dal rischio.
Nel nostro paese viviamo una situazione in cui la ricchezza privata è tra le più elevate al mondo ma è al tempo stesso allocata in modo poco efficace. La ricchezza degli italiani si concentra principalmente in immobili e liquidità, non nelle aziende che costituiscono la vera forza produttiva di ogni nazione.
L’eccesso di liquidità accumulata sui conti correnti porta a una perdita di valore reale delle somme accumulate nel tempo a causa dell’inflazione mentre il mercato immobiliare da anni è costantemente in calo nel nostro paese, anche per motivi demografici.
Forse il motivo per cui gli italiani sono dei pessimi investitori, risiede anche nel fatto che non dedicano abbastanza tempo ad informarsi per fare scelte appropriate. Questo porta l’Italia a collocarsi ampiamente sotto la media europea e addirittura dietro a diversi stati centro africani, nelle classifiche riguardanti il livello di educazione finanziaria.
Investire significa entrare in un mondo molto complesso: spesso si crede ad amici, familiari, personaggi che hanno sempre l’aria di saperla lunga che magari hanno letto qualcosa su internet. Ti faresti operare di appendicite da qualcuno che ha letto come fare su Google?