Oggi parliamo di una professione forse non ancora conosciuta a dovere, essenziale per una struttura alberghiera. Stiamo parlando del consulente alberghiero.
Per fortuna Stefano Margarito e Eleonora Rizzi sono due esperti nel settore e possono chiarirci le idee su questa figura interessante.
Ecco cosa ci hanno detto:
1. Leggiamo e sentiamo molto parlare di consulenti alberghieri, ci potete raccontare qualcosa di più riguardo a questa professione?
La consulenza, in qualsiasi sua forma, può essere definita come un supporto da parte di professionisti di settore, che mette la propria conoscenza e know-how a disposizione di terzi, siano un’impresa o un privato. La consulenza alberghiera si è sviluppata molto negli ultimi decenni, infatti vista la crescita del turismo e l’elevato tasso di competitività si è reso necessario l’ingresso di professionisti in grado di poter affiancare Direttori d’Albergo o Imprenditori.
Tuttavia, così come per qualsiasi professione, è difficile stilare una “Job Description” universale per riassumere il ruolo complesso del consulente alberghiero. Sicuramente, oltre ad avere competenze specifiche, è importante dimostrare ottima flessibilità e capacità di adattamento: come ogni individuo possiede le proprie soft skills e caratteristiche, allo stesso modo una struttura alberghiera ha il proprio carattere, stile e anima.
Pertanto l’approccio, le strategie e il modus operandi utilizzato per una struttura alberghiera non possono essere copia-incollati su un’altra.
Così come un sarto, anche il consulente deve avere il proprio stile.
2. Qual è il vostro?
Io e Eleonora abbiamo diversi anni di esperienza trasversale nel mondo dell’Hospitality, aver lavorato in decine di strutture differenti ci ha consentito di imparare molto e confrontarci con diverse realtà ci ha sicuramente arricchito.
La prima cosa che facciamo quando iniziamo la collaborazione con una nuova struttura è viverla, respirarne l’aria e cercare di carpirne l’anima, per poi valorizzarla.
Prima di partire in quinta con progetti, investimenti e cambi radicali analizziamo la struttura in ogni suo aspetto, da quello finanziario a quello operativo. Solo dopo aver avuto un quadro completo ci confrontiamo con il management e la proprietà per presentare la nostra strategia e la programmazione per raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Secondo l’ultima analisi fatta grazie ai feedback dei nostri clienti, l’affidabilità è sicuramente il nostro punto di forza. Questo ci riempie di orgoglio perché vuol dire che riusciamo a trasmettere la passione per il nostro lavoro e che ci dedichiamo alle strutture dei nostri clienti come fossero le nostre.
3. Visto che è ormai gli Chef sono diventati di moda, se voi foste uno di loro chi sareste?
Stefano:
Dopo il primo lock-down ho messo su 13 kg, infatti Eleonora diceva che assomigliavo a Cannavacciuolo, quindi scelgo lui. Anche perché è una persona appassionata e simpatica, e non boriosa come altri suoi colleghi.
Per il resto meglio che faccio il consulente e non lo chef.
4. Quali difficoltà avete trovato nell’affrontare questa professione durante questo periodo?
Partiamo dal presupposto che 2 Hospitality Solutions nasce a Gennaio 2020, quindi poco prima che quest’ondata pandemica travolgesse tutto il mondo. Ovviamente con la maggior parte delle strutture chiuse e l’enorme clima di incertezza non è stato facile partire.
Eravamo in contatto con diverse strutture, ma tutte ci dicevano la stessa cosa: “In questo momento non ce la sentiamo di investire, programmare o mettere a budget altre spese”.
Con il passare del tempo per fortuna le cose sono lentamente migliorate e nell’aria è tornato un timido segnale di speranza.
Sicuramente non gravare di costi fissi ha consentito agli albergatori di iniziare ad utilizzare i nostri servizi ed avere benefici subito, senza impegnarsi economicamente nell’immediato ad obbiettivi raggiunti.
Gli aspetti più difficili dell’essere consulente alberghiero però sono anche molti altri.
5. Cioè?
Che sia smart working, consulenza o qualsiasi forma che prevede una collaborazione a distanza, per gli imprenditori è spesso un ostacolo. Infatti, nella maggior parte delle strutture italiane, l’albergatore è abituato alla presenza del collaboratore in struttura ed è poco avvezzo ad altre formule.
Di conseguenza, essendo per antonomasia il consulente un profilo che non è fisicamente in struttura, in molti casi viene preferito assumere un dipendente, anche se i costi sono più alti e le competenze/conoscenze spesso più basse.
Penso sia un vecchio retaggio culturale Italiano pensare che il valore di un dipendente sia espresso quasi unicamente dal numero di ore passate in azienda piuttosto che dalla sua capacità nel farla crescere.
Senza contare il fatto che durante alcuni incontri abbiamo notato come diversi imprenditori siano rimasti scottati da esperienze pregresse con altri sedicenti consulenti. Del resto, come in ogni settore ci sono sempre le mele marce.
6. Parlando più nello specifico di Turismo e Hotellerie, qual è la tua previsione per il futuro?
In questi mesi di previsioni ne ho sentite fin troppe. Sicuramente questa pandemia ci ha dimostrato la fragilità del nostro sistema. E’ bastato un virus per mettere in ginocchio l’intera economia mondiale e far saltare tutti i piani fissati per il 2020 e 2021.
Essendo ottimista di natura mi rimetto alla ciclicità dell’economia, che ha visto dopo ogni crack la ripresa: la speranza è che avvenga il prima possibile.
Sicuramente la fortuna delle imprese alberghiere in Italia è data dall’elevata attrattività che il nostro paese emana, pertanto grazie a questo fascino unico al mondo i turisti ci saranno sempre.
Certo questa pandemia ha attuato una scrematura del mercato, chi penserà di poter tornare a vendere allo stesso modo di prima o non evolverà il proprio modello di business probabilmente rischierà di dover uscire dai giochi.
7. Consiglieresti ad un amico di aprire un’attività alberghiera di questi tempi?
Bella domanda, diciamo che come per tutte le attività prima di buttarsi a capofitto in un progetto è fondamentale effettuare valutazioni.
Ad esempio la scelta della location, il potenziale della struttura, il numero di stanze, il target di riferimento, la gestione diretta o in management, l’analisi dei costi, ecc..
Al netto delle analisi di cui sopra è giusto ribadire a chi decide di diventare albergatore che gestire un hotel non è semplice come andare in hotel in vacanza, e la maggior parte delle insidie e delle complessità di gestione non sono visibili quando si visita una struttura da clienti.
Lavorare nel turismo è passione e sacrificio ma non solo, è impensabile gestire una struttura senza avere le minime basi, per questo consiglio sempre di affidarsi a professionisti, il mercato in questo momento non lascia spazio all’improvvisazione.
8. Cosa consigli invece a chi vuole intraprendere la vostra professione?
Lavorare sodo, studiare e aggiornarsi in continuazione.
Il consulente alberghiero deve essere sempre sul pezzo. Per poter avere una visione più ampia di una struttura è importante fare più esperienze possibili, non solo in diversi Hotel ma soprattutto in diversi settori.
Il consulente alberghiero di norma è un libero professionista, pertanto chi vuole svolgere questa professione deve sapere che ci sono alcuni adempimenti burocratici e costi per l’apertura e gestione della partita iva, oltre ovviamente ai costi vivi.
Inoltre come dicevo ad inizio intervista, il consulente alberghiero deve avere doti di ottima flessibilità ma soprattutto capacità di pensare fuori dagli schemi per trovare soluzioni ad ogni problema e sviluppare nuovi business.
Grazie per averci tenuto compagnia, ci leggiamo alla prossima intervista!